Buon lunedì, prodi seguaci!👃

Arriverà davvero l’autunno questa settimana? Forse sì, forse no: speriamo che, se si fa vedere, sia qui per restare. Intanto lo aspetto con Il senso perfetto di Anna D’Errico: un libro che mi sta insegnando un sacco di cose pazzesche sul nostro olfatto.

Quella olfattiva è una comunicazione lenta e un po’ sfuggente, che a volte può mettere a disagio. Così culturalmente, soprattutto in Occidente, si è instaurata l’idea che sia meglio lasciarla da parte nei processi comunicativi ed educativi. Tuttavia con gli odori si comunica costantemente in modo implicito: quella persona indossa o meno il profumo: che tipo di profumo? È fresca di doccia o reduce da una giornata all’aperto sotto il sole? Ha mangiato cipolla o una mentina? A cena c’era zuppa di fagioli: ma no, è stato Fido! La propria impronta olfattiva, e quindi anche comunicativa, rischia facilmente di essere percepita come inopportuna o addirittura disdicevole. Per altri aspetti della comunicazione non verbale ci sono dei confini generalmente più chiari e, per esempio, le parti del corpo del proprio interlocutore che è lecito toccare sono proporzionali e dipendono (oltre che dal contesto culturale) dal grado di confidenza e intimità che si è instaurato. Con gli odori invece è tutto più sfumato: si insinuano e diffondono comunque senza poterne avere pieno controllo, né da parte di chi emette l’odore, né di chi lo “riceve”. Per bon ton si cerca di non parlarne e, anche se si volesse, spesso le parole – a eccezione di generiche esclamazioni di apprezzamento o disgusto – si fermano sulla punta del naso. Si può cioè osservare un doppio scollamento: uno nel modo in cui ci si rapporta all’odore, lo si concepisce e integra nel proprio mondo comunicativo e relazionale; e un secondo nel modo in cui tutto questo viene verbalizzato, perché quando si fatica a dare un nome a una cosa anche la sua percezione e “comprensione” risulta spesso più confusa.

Copertina di Il senso perfetto di Anna D'Errico: una persona (di cui si vedono solo naso e bocca) di profilo annusa un giglio.

Perché abbiamo due narici? È vero che si possono sentire più di 10.000 odori? Cos’è il marketing olfattivo? Esisteranno un giorno odori digitali? Tra ricerca scientifica e tante curiosità, Anna d’Errico ci accompagna in un viaggio alla scoperta dei talenti del naso umano, descrivendo qualità poco note e sfatando alcuni miti, come l’idea che l’uomo abbia un olfatto poco sviluppato.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.