Buon lunedì, prodi seguaci!🦕

Pare che oggi finirà finalmente questa ennesima ondata di caldo: manco il tempo di rallegrarsi che ti scopri sommersa di allerte meteo: quest’anno abbiamo preso un po’ troppo sul serio il trauma del rientro dalle ferie…

Sperando che vada tutto bene, vi lascio una citazione da Il «vizio innominabile» di Francesco Torchiani, uno dei libri che mi hanno fatto compagnia in ferie e che mi ha reso evidente ancora una volta come l’universo conservatore sia davvero poco creativo, visto che la retorica della minoranza cattiva che impone cose alla povera maggioranza già faceva capolino negli anni Settanta.

Ho insistito sull’affaire Braibanti perché nell’Italia di quegli anni diede corpo e voce a stereotipi inquietanti e immagini notturne dell’omosessualità; sedimentatesi negli anni, esse riemergevano nelle parole dei magistrati, degli avvocati, degli psichiatri, dei giornalisti e nell’opinione pubblica. Espressioni come marginalità, devianza e infelicità tornavano con frequenza nei reportages che i rotocalchi dedicavano al «terzo sesso» fra anni sessanta e settanta, non solo in Italia.

«Divorzio, aborto, droga, omosessualità fanno parte di un’unica civiltà, armonica, coerente, quella che si vorrebbe imporre – da una minoranza insignificante – al popolo italiano», tuonava nel 1973 un giurista del prestigio di Gabrio Lombardi, capofila del fronte abolizionista della legge sul divorzio e fratello del gesuita Riccardo, meglio noto come il «Microfono di Dio». Una volta radicatosi nella società italiana, il divorzio avrebbe comportato un vero e proprio effetto domino. Minata alla radice la solidità della famiglia, per Lombardi il passo verso i «“matrimoni” tra omosessuali» sarebbe stato breve. Citava, a esempio di tale rischio, le recenti «nozze» in abito bianco del parrucchiere di Jayne Mansfield, la bionda diva del cinema hollywoodiano scomparsa qualche anno prima.

Copertina de Il «vizio innominabile» di Francesco Torchiani: si tratta di un disegno in bianco e nero di due uomini a letto che dormono accanto.

Un’analisi limpida ed equilibrata, basata su una lettura critica originale, che ci pone davanti a un tema sempre più incalzante, perché l’omosessualità è una cartina di tornasole per comprendere i mutamenti della Chiesa nei confronti della modernità e della società in generale.

Il saggio di Francesco Torchiani ricostruisce dal punto di vista storico l’atteggiamento tenuto dalla Chiesa cattolica verso l’omosessualità nel corso del Novecento. In questo arco temporale si assiste a una torsione significativa: da peccato/reato legato al discredito che una millenaria tradizione aveva attribuito al «vizio innominabile» al tentativo di elaborare una pastorale per una percentuale sempre più cospicua della popolazione che viene progressivamente alla luce grazie a nuovi strumenti di lettura della società: studi medici, sociologici e psichiatrici, rilevazioni statistiche, inchieste giornalistiche. Mentre gay e lesbiche diventano sempre più «visibili», nella cultura prima di tutto, attraverso romanzi, saggi e film, poi nella società attraverso l’organizzazione in movimenti, la Chiesa si interroga su come affrontare un fenomeno sempre più difficile da conciliare con le tradizionali linee del magistero. Pur riconoscendo la necessità di comprensione nei confronti degli omosessuali, la linea del Vaticano si è arroccata per tutto il Novecento nella condanna dei rapporti tra persone dello stesso sesso, definiti come atti «intrinsecamente disordinati», opponendosi al riconoscimento di tutele o leggi che riconoscessero un qualche «diritto all’omosessualità». La stagione di cambiamento inaugurata da Bergoglio sembra lasciar intravedere una strada diversa, fatta di gesti e parole in discontinuità col passato, anche se ancora incerta nel tradursi in posizioni ufficiali. Quella di Torchiani è un’analisi limpida ed equilibrata, basata su una lettura critica originale, che ci pone davanti a un tema sempre più incalzante, perché l’omosessualità è una cartina di tornasole per comprendere i mutamenti della Chiesa nei confronti della modernità e della società in generale.

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