Buon lunedì, prodi seguaci!
Di solito condivido citazioni che mi hanno colpito in maniera positiva; oggi invece ne condivido una che mi ha raggelato e che contiene uno dei motivi per il quale l’idea “tornare alla natura” non mi entusiasma così tanto. Meno male Henry David Thoreau è d’accordo con me su questo…
Mentre me ne tornavo a casa attraverso i boschi con la mia sfilza di pesci, trascinando la mia canna, nell’oscurità ormai fatta, scorsi d’improvviso una marmotta che mi strisciava attraverso il sentiero. Provai uno strano brivido di piacere selvaggio, e fui fortemente tentato di afferrarla e divorarla cruda; non perché avessi fame, ma per quel qualche cosa di primitivo che essa rappresentava. Una volta o due, tuttavia, mentre vivevo al lago, mi scopersi a correre per i boschi come un cane semiaffamato in preda a una strana sensazione di selvaggia libertà, in cerca di qualche specie di carne selvatica che potessi divorare, e nessun pezzo sarebbe stato troppo aspro, per me. Le scene più barbare erano diventate stranamente familiari. In me stesso trovavo, e trovo, un istinto verso una vita più alta, o, come si dice, spirituale (come succede a molti uomini), e per un altro verso una vita selvaggia, primitiva ed esuberante: io le accettavo reverentemente ambedue. Amo ciò che è selvaggio non meno di ciò che è buono.

Nel luglio 1845 Henry Thoreau, a ventotto anni, lascia la sua città natale e va a vivere sulle rive del lago Walden, in una capanna da lui stesso costruita, e vi rimane oltre due anni. Nella quiete dei boschi coltiva il suo orto, legge, osserva gli animali, passeggia nella natura o fino a qualche villaggio vicino, scrive, fa piccoli lavori in casa, nuota. Thoreau vuole “marciare al suono di un tamburo diverso” e cerca la libertà immergendosi nei ritmi della natura. Testo seminale della consapevolezza ambientalista e caposaldo della controcultura americana, Walden è il resoconto autobiografico di questo esperimento di vita solitaria, la cronaca quotidiana di un ritorno alla semplicità, una dichiarazione d’indipendenza dalla pochezza morale di una società dedita all’accumulazione di ricchezza.


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