Buon lunedì, prodi seguaci!
Oggi vi propongo una lunga citazione da Uscir FUORI di Myriam Cristallo: spero così di ingolosirvi e indurvi a comprare e leggere in massa questo libro!😜
Guy [Hocquenghem] stesso iniziava l’analisi. In società predomina l’ideologia maschilista, che proviene dal ruolo dell’uomo come dominatore, la cui caratteristica qualificante è l’aggressività. Sul lavoro, in famiglia, nello stato. Lo stato è “maschio” nel senso che sottolinea la sua diversità da tutte quelle condizioni che (prigione, caserma, ospedale psichiatrico, chiesa…) sono favorevoli all’omosessualità, o contro quelle nature – la donna, la lesbica, e perfino il pacifista e l’hippy – in cui riconosce una femminilizzazione del carattere. un suo illanguidimento. Condanna tanto più irrazionale quanto meno i “diversi” hanno potuto scegliere la loro diversità. E tuttavia gli etero restano i nemici naturali di tutti coloro che, pur avendo attributi maschili, non ne usano eterosessualmente. Si capisce quindi anche perché il FHAR [Front homosexuel d’action révolutionnaire] sia nato da movimenti femministi, dal momento che le donne sono, nel rapporto di coppia, considerate secondarie, passive, ed è assimilandole ai gay, femminili, remissivi, pavidi, secondo lo stereotipo, che l’etero non solo le disprezza ma considera vere donne solo quelle degradate o degradabili. Donne che disistima anzi a tal punto che l’eccezione diventa la norma, e l’uomo preferisce sempre le donne inferiori a quelle di valore. Poiché solo la donna-vittima è una donna, le altre sono donne deviate, malriuscite. Un simile livello di chiarezza mentale è già stato raggiunto dagli omosessuali rivoluzionari, nel periodo in cui hanno vissuto le donne come compagne di lotta, ma è subito dopo divenuto bloccante, perché il nuovo rivoluzionario non è andato un po’ più avanti: non ha compreso che la sua vergogna non era altro che quella stessa del dominatore, da lui fatta propria. Quando l’omosessuale scopre di essere in possesso di una parte non-socializzabile, il buco del culo, non si accorge che la vergogna è quella stessa del nemico, prima di essere sua. E poiché per l’etero il buco del culo è davvero l’unica parte irrecuperabile alla decenza, è appunto lì che esercita i suoi maggiori sforzi di sublimazione, nel senso che fa di tutto pur di non pensarci, e se ci pensa subito arrossisce e si sente colpito al cuore. Questo benedetto buco del culo è proprio impresentabile! Anzi altamente vulnerabile, mentre il maschio padrone deve la sua esistenza non solo all’essere presentabile e invulnerabile ma semmai superiore agli altri. Non si esclude a questo punto, anche se l’autore non vi accenna, a una invidia, non del pene ma del buco del culo gay, che non ha bisogno di essere sublimato, anzi. «Non è l’anale – scriveva Deleuze nell’”Anti-Edipo” – che si propone per la sublimazione, è la sublimazione stesse che è anale», che nasce anale. Allo stesso modo, mentre la società maschilista costringe tutto e tutti nel modello del binomio maschio-femmina, e spinge anche il gay a entrare in questa griglia, assimilandolo a una specie di donna (e il gay ci casca!), il pericolo più grave sta nel voler rovesciare la situazione senza distruggere le strutture mentali della logica del potere. Cioè credere, sbagliando scopo, che la rivoluzione dei diversi consista nel non farsi accettare dai “normali” ma nell’imporsi loro, cioè agire senza rendersene conto come maschi aggressivi, ma nel verso opposto. Meglio semmai rifiutare in blocco le strutture mentali della società costituita, uscendo dal tran-tran, dal va-e-vieni maschio/femmina, Edipo/non Edipo, restando così sulla medesima mattonella. Rifiutare tutto in blocco e limitarsi a dire “No”.

Il “Fuori!” è stata la prima organizzazione omosessuale italiana, nata nel 1971 dall’impegno di alcuni attivisti torinesi, primo fra tutti Angelo Pezzana, memoria storica del movimento e promotore dell’omonimo premio letterario. Attraverso la testimonianza diretta dell’autrice, che fu parte attiva del “Fuori!”, il libro ripercorre le iniziali e pionieristiche lotte per i diritti civili nell’Italia perbenista degli anni Settanta, quando l’omosessualità era ancora un tabù sociale trattato, al massimo, con ignoranza e pregiudizio. Myriam Cristallo esprime il proprio punto di vista sulla storia del “Fuori!”, dal rapporto con le sinistre istituzionali e con il Partito Radicale agli interventi di Pasolini e di Eco, dalle prime spregiudicate contestazioni allo “scontro” con la Chiesa, fino ai delitti omofobi. Un saggio che induce tutti a leggere, rileggere e riflettere.


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