Jonathan Livingston è un gabbiano che abbandona la massa dei comuni gabbiani per i quali volare non è che un semplice e goffo mezzo per procurarsi il cibo e impara a eseguire il volo come atto di perizia e intelligenza, fonte di perfezione e di gioia. Diventa così un simbolo, la guida ideale di chi ha la forza di ubbidire alla propria legge interiore quando sa di essere nel giusto, nonostante i pregiudizi degli altri; di chi prova un piacere particolare nel far bene le cose a cui si dedica: una specie di «guru» istintivo e alla mano ma non per questo meno efficace nel suo insegnamento. E con Jonathan il lettore, affascinato dall’insolito clima della narrazione, viene trascinato in una entusiasmante avventura di volo, di aria pura, di libertà.

2019 RHC, Task 12: Un libro nel quale c’è il punto di vista di un animale o un oggetto inanimato

Autocitandomi, il sei settembre avevo scritto su questo blog: male che vada sono poco più di cento pagine, quanto potrà essere tremendo? Adesso, mentre sto per scrivere nero su bianco le mie opinioni su Il gabbiano Jonathan Livingston, sorrido davanti alla mia ingenuità.

Penso che Il gabbiano Jonathan Linvingston sia uno dei libri più pretenziosi che abbia letto nella mia vita. È pieno di voglia di essere profondo, di cambiarti la vita, di darti quel senso che vai cercando ovunque e non che non potrai non trovare in questo pennuto.

Continuo questa recensione mentre ridacchio come una scema perché il libro inizia con il nostro eroe che non usa le ali per procacciarsi il cibo, ma per volare a caso. Quindi rischia di morire di fame – ma gli scemi sono i suoi genitori che gli dicono che sta sbagliando. Capite perché io e questo libro siamo partiti con il piede sbagliato? Il volo privo di scopo puoi godertelo anche con la pancia piena, questa subdola glorificazione del non mangiare risparmiamocela.

E lo so che è una fiaba, che ha tutto un meraviglioso significato spirituale, ma per una volta tutta questa fulgida spiritualità non potremmo impacchettarla in una forma decente che non sembri uscita dal tema di un bambino di otto anni? (E non che i bambini di otto anni scrivano male, ma da un uomo di trent’anni mi aspetto una padronanza più matura della lingua).

Infine, non sono rimasta affatto colpita da questa spiritualità che a tratti mi è sembrata concretizzarsi in una setta terrificante tanto quanto lo Stormo che caccia Jonathan Livingston solo perché non magia e vola a caso; a tratti, invece, mi è sembrata molto elitaria con l’idea che solo alcuni gabbiani eletti riescano a passare di livello, magari solo perché sono nati in un certo modo. Mi ha messo una gran tristezza, alla quale si è aggiunta l’angoscia delle fotografie di gabbiani di Russell Munson, che paiono usciti da Gli uccelli di Hitchcock, e il fastidio dello strizzare l’occhio a chi legge per farlə sentire parte del popolo eletto.

10 risposte a “Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach”

  1. Lo lessi da ragazzino, quando ogni lettura ‘illuminata’ sembra cambiarti la vita e farti diventare immediatamente più saggio rispetto agli altri ragazzini. Poi, insomma, si cresce.

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    1. Mi ricordo ancora quella raccolta di aforismi di non ricordo chi che sfogliavo sognante e che oggi probabilmente lancerei dalla finestra😂

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      1. È una fase, la passiamo tutti (credo).

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      2. L’importante è passarla😜

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  2. Avatar skoliosessualità
    skoliosessualità

    Iniziai a leggerlo da ragazzino, ma lo abbandonai dopo poche pagine. Concordo in pieno col giudizio negativo.

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    1. È stata una lettura molto peggiore di quanto pensassi

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  3. In effetti, e mi fa piacere la conferma, non ricordo nulla del libro letto molti anni fa ma so che, dopo averlo letto, non ho desiderato leggere altro dell’autore.

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    1. Quando si dice ricordare le cose importanti!😉

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  4. […] libro nel quale c’è il punto di vista di un animale o un oggetto inanimato ➡️ Il gabbiano Jonathan Livingstone di Richard […]

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