Per le strade di Tokyo, affollato crocevia di solitudini, Toru e Naoko, due ragazzi non ancora ventenni, camminano insieme in silenzio. Non sanno cosa dirsi, o forse hanno paura, parlando, di sfiorare il segreto che li tiene sospesi in mezzo alla folla: il ricordo di una sconvolgente tragedia che qualche anno prima li ha legati e divisi per sempre. Una struggente storia d’amore ambientata nel clima inquieto del Sessantotto giapponese, tra lotte studentesche e passioni culturali e politiche. Scandito da una colonna sonora d’eccezione, dai Beatles ai Doors, da Bill Evans a Miles Davis, il libro è il racconto di un’adolescenza che già sfuma nel mito.


Per certi versi, Norwegian Wood è il solito romanzo di formazione: abbiamo un protagonista, Tōru, sull’orlo dell’età adulta senza sapere bene cosa farà da grande (che, anzi, si fa trascinare dalla vita, più subendola che vivendola) e una manciata di altri personaggi abbastanza tipici del genere, dalla ragazza smaliziata e “alternativa” all’amico che, beato lui, ha già una strada da seguire.

La particolarità di Norwegian Wood sta nella malinconia e nella tristezza della constatazione che l’adolescenza sia un’età alla quale non tuttə sopravvivono, e spesso non ne sappiamo neanche il perché. Mi è piaciuto molto l’equilibrio con il quale Murakami ha affrontato l’argomento: è vero che chi è arriva all’età adulta ha avuto più forza, più coraggio e anche più fortuna, ma non c’è condanna o disprezzo per chi invece si è arresə.

Solo tristezza, per la vita sprecata, per i legami recisi, per chi rimane e deve andare avanti con più solitudine da portarsi dentro. È un ambito dove è facile scivolare nei sentimentalismi, ma Murakami se ne tiene ben lontano, limitandosi a raccontare una storia di crescita, con tutti quei momenti nei quali la vita sembra così spaventosa da lasciare senza fiato e desiderosə di fermarsi, di avere una pausa, una tregua.

Se avete intenzione di leggerlo, tenete presente che è un classico romanzo di formazione e che, anche se magari non è il capolavoro esaltato da moltə, si legge volentieri e con interesse. In definitiva, sono molto contenta che sia stato il libro di novembre di LiberTiAmo, altrimenti chissà quando mi sarei decisa a leggerlo!

8 risposte a “Norwegian Wood. Tokyo Blues di Haruki Murakami”

  1. E’ vero, è un romanzo un po’ malinconico, pervaso di nostalgia; la scrittura è magistrale, secondo me. Impalpabile come la polvere soffiata dal vento…

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    1. Sì, e si sposa molto bene con questa storia… Adesso sono un po’ curiosa e un po’ titubante a iniziare qualcos’altro di Murakami, perché so che questo romanzo è molto diverso dal resto della sua produzione… Consigli?

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      1. Ti consiglio “Kafka sulla spiaggia”, anche se so che ci sono pareri molto discordanti. A me è piaciuto il mix di stili diversi, i tanti richiami (Kafka, il mito di Edipo ecc), l’equilibrio tra realtà e onirismo magico (con una brutta incursione nell’horror che ha a che fare con i gatti…. ). Un romanzo complesso, articolato.

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      2. L’onirismo magico mi preoccupa un po’, ma farò tesoro del consiglio! Grazie!💙

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  2. Non ho mai letto libri di Murakami. Ogni volta i libri che ho in lista finiscono seppelliti sotto altri nuovi libri. Ma prima o poi darò loro una chance!

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    1. Per me è stata una prima volta, e grazie al gruppo di lettura, altrimenti chissà ancora per quanto avrei rimandato…

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  3. Mi hai fatto venire voglia di rileggerlo.
    Curioso che nella sterminata produzione di Murakami volessi consigliarti anch’io Kafka sulla spiaggia, Pina mi ha preceduto 🙂
    ml

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    1. Due punti per “Kafka sulla spiaggia” allora!😊

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