Il primo numero di Wonder Woman (disponibile qui)
Devo ammettere che, se non fosse stato per la 2017 Read Harder Challenge, avrei avuto scarse probabilità di leggermi il primo fumetto su Wonder Woman e, con il senno del poi, non penso ne avrei sentito la mancanza.
Il fatto è che, sebbene possa essere esaltante vedere una supereroina intenta a salvare il mondo, non ho potuto fare a meno di rabbrividire di fronte al razzismo che contraddistingue la raffigurazione delle persone di colore. Okay, stiamo parlando di un fumetto del 1942, quando gli USA avevano dichiarato guerra al Giappone, ma ho letto altre opere sulla guerra e in queste al nemico, ancorché nemico, viene riconosciuta la dignità di essere umano.
Questo è il primo motivo per cui non riesco a definire questo fumetto femminista: il razzismo non ha niente a che fare con quello che per me è il femminismo e l’idea che solo le donne bianche debbano emanciparsi dal patriarcato è fuori da un mondo giusto.
La concezione stessa della donna bianca di William Moulton Marston, però, non mi è sembrata poi tanto femminista: all’interno di questo numero, c’è una storia a fumetti su Florence Nightingale, che è raffigurata come una specie di super-angelo del focolare, intento a salvare i soldati inglesi affidati alle sue cure amorevoli, senza curarsi di chi lo accusava di viziarli. È un personaggio che trasmette l’idea di una che ha la verità in tasca e che pretende che le altre persone seguano le sue direttive senza discutere: molto poco emancipatorio e ancor meno femminista.
Suppongo che con il tempo il personaggio di Wonder Woman sia cambiato e si sia evoluto: se siete più espert* di me sulla questione, sarò felice di saperne di più, scrivetemi nei commenti!
William Moulton Marston per gli standard della sua epoca era molto femminista e riguardo al razzismo non possiamo giudicare un fumetto del ’42 scritto in piena guerra (dopo Pearl Harbour l’odio contro i giapponesi era fortissimo, i nippo-americani vennero anche internati) con gli occhi di oggi
"Mi piace""Mi piace"
Ci sono altre opere scritte in tempo di guerra dove i nemici non vengono disumanizzati da visioni razziste (per esempio, “Suite francese” di Némirovsky): anzi, si mette l’accento sul fatto che la guerra impedisce i rapporti umani tra persone su fronti diversi, ma che in tempo di pace avrebbero potuto apprezzarsi reciprocamente, e questa è proprio una delle grandi tragedie della guerra stessa.
Se per femminismo intendiamo il raggiungimento della parità tra i sessi/generi, WMM non mi sembra un gran femminista e non solo per il razzismo: mi sembra che il suo mondo ideale sia fatto di donne (bianche) al potere, con gli uomini che ubbidiscono perché incapaci di far andare il mondo nel verso “giusto”. Sostituire il patriarcato con un matriarcato non porta all’uguaglianza tra i sessi/generi…
"Mi piace""Mi piace"
https://scrivoquindiesistoblog.wordpress.com/2017/12/29/blogger-recognition-award
grazie
"Mi piace"Piace a 1 persona