Pubblicato anche su La Malafemmina.

Buon mercoledì, prodi seguaci! ^^

Oggi è la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia (che gli inglesi hanno abbreviato come loro solito in IDAHOBIT… ma noi potremmo chiamarla GICOBIT) e volevo parlarvi un po’ di microaggressioni ai danni delle persone LGBTQIA+.

Che cos’è una microaggressione? Si tratta di un atto o un’affermazione, anche una battuta, che contiene elementi discriminatori nei confronti di un gruppo di persone. Sono certa che sappiano di cosa parlo non solo le persone LGBTQIA+ alla lettura, ma anche le donne, le persone non bianche, disabili, neurodiverse e tutte quelle che per qualche motivo hanno attirato l’attenzione funesta di chi si ritiene un sano esempio di normalità.

Chi dei due fa la donna?

Sei troppo bella per essere lesbica!

È solo una fase: o sei gay o sei etero!

Scusa, ma proprio non riesco a chiamarti con un nome diverso da quello assegnatoti alla nascita!

Sei pansessuale? Quindi te la fai con tutti?

Gli asessuali non esistono.

Questi sono solo alcuni esempi di microaggressioni verbali con le quali le persone LGBTQIA+ hanno a che fare. Prese singolarmente possono non sembrare una gran minaccia, ma in realtà ognuna di esse, ogni volta che viene pronunciata, ricorda alla persona LGBTQIA+ che si vorrebbe escluderla dalla società perché non rientra nelle categorie abituali.

Non si tratta di eccessiva sensibilità da parte del mondo LGBTQIA+, come spesso ci viene rinfacciato, ma del nostro diritto a essere considerati esseri umani alla stregua di tutti gli altri, senza condizioni e limitazioni dovute a parti di noi che non possono essere cambiate, perché fanno parte di noi, del nostro essere.

Ora, ci sono due tipi di persone che possono perpetrare una microaggressione: la consapevole e l’inconsapevole.

La persona consapevole segue una certa ideologia in maniera così acritica che, vuoi per astuzia, vuoi per stolidità, ha tutta l’intenzione di ignorare anni e anni di studi scientifici ed evidenze empiriche per continuare a sostenere che essere LGBTQIA+ sia innaturale, perverso e curabile e che sia deleterio degnare questi individui dei diritti rivendicati.

Non penso ci sia molto da fare con queste persone: se nemmeno la scienza – che, lo ricordo, ha il compito di descrivere la realtà così com’è, non di inventarsene una a piacimento – riesce a farle ragionare e se nemmeno i racconti delle discriminazioni subite dalle persone LGBTQIA+ risvegliano la loro empatia, non credo ci sia molto altro da tentare.

Tuttavia, non possiamo permettere loro di guadagnare terreno, di convincere altre persone con le loro idee retrograde e i loro fatti pseudoscientifici: l’unico antidoto all’ignoranza è la conoscenza. Quindi vi invito a non limitarvi a dire che “l’amore è amore”, ma a diffondere studi scientifici e fatti empirici e a invitare chiunque pensi che “LGBTQIA+ è uguale a malato” a confutarli con i dati, non con sproloqui su complotti assortiti.

L’altro tipo di persona che potrebbe colpirvi con una microaggressione è l’inconsapevole. Quindi, tutt* quant* noi. Persone LGBTQIA+ incluse. Io inclusa, anche se sto qui a spiegarvi questa faccenda.

Il fatto è che, vivendo in una società eteropatriarcale, abbiamo interiorizzato tutta una serie di pregiudizi e stereotipi, dei quali non sempre siamo consapevoli. Negli ultimi anni abbiamo fatto molti progressi, è vero, ma ancora molto resta da fare.

È possibile quindi che una microaggressione venga perpetrata all’interno della comunità LGBTQIA+, da parte di un* persona femminista o comunque da parte di chi ha una mentalità aperta. Io so per certo di averne dette e scritte, anche qui, sul mio blog.

Che si fa allora in questi casi?

Se qualcun* vi fa notare che avete detto qualcosa contenente un pregiudizio (anche se non ne avevate intenzione e neanche vi sembra di averlo fatto), chiedete scusa e delucidazioni: tutt* quant* possiamo sbagliare, ma possiamo imparare dove e come lo abbiamo fatto per non ripetere l’errore.

So che alle volte la mole di informazioni da tenere a mente per non ferire nessun* sembra immensa e si ha la sensazione che, in qualunque modo facciamo, si finisca per offendere qualcun*. Tuttavia, è una fatica che ripaga con la consapevolezza di star rendendo il mondo (o almeno il proprio piccolo angolo di mondo) un luogo più accogliente e sicuro per tutt*.

3 risposte a “La tua libertà di parola finisce dove aggredisci me”

  1. *applaude* brava, bellissimo articolo, condivido in pieno tutto quanto. L’ignoranza è sempre alla base, quando poi anche persone influenti fomentano queste idee invece di additarle e screditarle.. si crea il caos.
    articoli come questo servono a rendere più consapevoli.
    Avendo amiche e amici gay, lesbiche e transgender io sto imparando molto, ma anche a me capita a volte di fare qualche strafalcione con la mia totale ingenuità/ignoranza verso alcuni argomenti. Per fortuna capiscono la mia buona fede!
    Ancora brava per come hai trattato l’argomento

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    1. Grazie! *_* Penso sia capitato a chiunque di dire inconsapevolmente qualcosa di sbagliato: l’importante è non intestardirsi e avere la consapevolezza che, non vivendo in prima persona certe situazioni, possiamo averne una visione distorta. 🙂

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