Lottie non vede l’ora di sposarsi. E così, delusa dall’ennesimo fidanzato, accetta su due piedi di convolare a nozze con Ben, un flirt estivo conosciuto su un’isola greca molti anni prima e mai più rivisto. Ben si è appena rifatto vivo, e basta una cena per far scoccare di nuovo la scintilla tra i due: perché perdere tempo in inutili preparativi? Presto! Ci si sposa in quattro e quattr’otto e via per un’indimenticabile luna di miele nel luogo che ha visto nascere il loro amore. Ma non tutti la pensano così: Fliss, la sorella di Lottie, e Lorcan, il socio in affari di Ben, sono contrarissimi e preoccupatissimi. Bisogna intervenire subito. I due sabotatori partono all’inseguimento dei neosposi che devono essere fermati a tutti i costi, prima che avvenga l’irreparabile… Le conseguenze saranno disastrosamente comiche per tutti. Una spumeggiante commedia romantica, dove non mancano un pizzico di sesso e l’insuperabile senso dell’umorismo di Sophie Kinsella.


Non avevo previsto di leggere questo romanzo, ma mi è capitata un’attesa imprevista, la biblioteca era vicina e ho preso il primo libro che mi pareva leggero e spiritoso e me ne sono andata a fare la fila. Solo che… sorpresa! Si è rivelato essere un romanzo piuttosto inquietante e quasi per nulla divertente…

Il fatto è che Kinsella ha decisamente calcato troppo la mano: va bene costruire personaggi strampalati che fanno cose assurde, ma Lottie e sua sorella Fliss sembrano pronte per un TSO, il che non è affatto divertente. Infatti, Lottie ha un disturbo ossessivo-compulsivo nei confronti del matrimonio, mentre Fliss è una maniaca del controllo della vita di sua sorella.

Entrambi i loro punti di vista, che si alternano a narrare la storia, sono faticosi e stancanti da leggere, proprio per l’ossessività dei loro pensieri, e ogni gag non riesce divertente come vorrebbe (okay, alcune, in effetti, non lo sono per niente). Il romanzo, tra l’altro, ha quasi quattrocento pagine e ben prima della metà si inizia a essere stufi dei tentativi di Fliss (sempre più creativi e assurdi) di salvare la sorella da un matrimonio che a definire folle gli si fa un complimento…

Quest’idea fissa di sposarsi solo per il gusto di essere sposate e di poter sbattere in faccia alla gente la fede e qualche marmocchio mi è sempre sembrata oltremodo stupida. È vero, avrei dovuto capire dalla trama che il libro era così, ma pare che ultimamente da queste parti si ignorino, con grande sprezzo del pericolo, cose banali come le trame.

Un ultimo appunto: non so bene se devo prendermela con Kinsella o con Paola Bertante, la traduttrice, ma a un certo punto Ben, il marito a caso di Lottie, dice: «Su, vieni, signora Parr, che adesso ti stupro», e nessuno ha niente da ridire (anzi, c’è chi si fa una bella risata). Sia di chi sia il misfatto, non ci piace affatto e nessuno lo faccia più: stupro non è sinonimo di sesso sfrenato e molto eccitante nemmeno negli universi paralleli.

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4 risposte a “Fermate gli sposi! di Sophie Kinsella”

  1. Ho fatto ricerche sulla frase infelice, e… ho la sensazione che la colpa sia più di chi ha curato l’edizione italiana (non dico “la traduttrice” perché magari non è nemmeno stata una scelta sua, e anche se così fosse, la responsabilità cade in ultimo sull’editore). In originale la frase è “Come on, Mrs Parr, let me ravish you”. Ora, sì, “ravish” è anche “stuprare” (ha la stessa radice di “rapire”, da cui poi il “rape”), però è vagamente arcaico, o almeno letterario, e negli ultimi decenni mi sembra che sia stato soprattutto usato in senso traslato, per “affascinare”, “rapire”, detto non tanto di persone ma di cose (Wikictionary ad esempio lo definisce: “v. To transport with joy or delight; to delight to ecstasy.”; anche gli esempi sul Collins e sul COCA vanno in quella direzione: di sicuro non è un termine che si usa oggi per parlare di stupro).
    Quindi, è vero che dietro la frase di Kinsella c’è la solita odiosa concezione della donna passiva, in qualche modo estranea al piacere sessuale finché non arriva il selvaggio maschio di turno che la “prende” con la forza (concezione, peraltro, tipica del 90% della letteratura romantica contemporanea). Però rendere “ravish” (che comunque ha, o può avere, in sé l’idea di “piacere”) con “stupro” dimostra una sensibilità sotto lo zero, se non proprio deficienza cosmica. Non è solo imboccare la strada sbagliata (come poteva essere “ti violento”), è proseguirci con convinzione.
    Scusa il panegirico ma l’argomento mi ha infervorata! Secondo te, data la scena, poteva starci “ti faccio godere come un riccio”, o “ti faccio passare una nottata indimenticabile” (o insomma, più blanda)? O ci voleva una cosa più “violenta”, tipo “Su, vieni, signora Parr, che non vedo l’ora di sbatterti sul letto”? Sto pensando ad alternative non problematiche, ma è difficile senza contesto 😀

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    1. Wow, grazie per la mole di informazioni! ^^ Allora, non ho più il libro sottomano, ma posso darti un po’ di contesto lo stesso. Ben, il tizio che pronuncia la frase, è un personaggio ad alto tasso di coglioneria e piuttosto odioso: in quel momento era in astinenza da giorni e voleva davvero, davvero tanto fare sesso con la neosposa. Ipotizzo che Kinsella abbia usato quel termine un po’ ambiguo per sottolineare la sgradevolezza di Ben, ma senza risultare offensiva al lettore, come sarebbe successo se avesse usato “rape” (e come, infatti, accade in italiano con “stuprare”). Quindi penso che “Su, vieni, signora Parr, che non vedo l’ora di sbatterti sul letto” sarebbe stata un’ottima traduzione, perché contiene un’idea di “violenza”, ma senza risultare offensiva, visto che si può ben riportare al concetto di “sesso sfrenato, molto eccitante e, soprattutto consensuale”.
      Quindi la vergogna ricada sulla Mondadori… Mi sarebbe sembrato strano il contrario, in effetti: Kinsella non mi è parso il tipo di autrice da usare la violenza sessuale in maniera irrispettosa…

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      1. Se risuccede che lascio un commento e poi sparisco, sappi che è perché ogni tanto non riesco in nessun modo ad aprire il tuo blog (sono sicura che è un problema mio, ma non so come risolverlo e si manifesta solo qui… per ora l’unico rimedio è aspettare e riprovare l’indomani >o<).
        Anche secondo me Kinsella non è tipo da fare questi scivoloni e quindi sì, Mondadori si merita un bel buuuuh.
        Ho pensato un po' a traduzioni che recuperassero, oltre alla violenza, il sapore retrò dell'espressione, ma mi sono arenata su "che stanotte voglio farti mia" (probabilmente non è molto violenta, ma il pensiero di un uomo che mi dica una cosa del genere la suscita in me, la violenza :D).
        Comunque sono esercizi interessanti, se ti capitano altre "incongruenze" che sospetti risalire alla traduzione parlane, ché io mi diverto a sbudellarle 😛

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      2. GOMBLOTTO!!1!1!
        Ahahaha, scusa, non ho resistito! 😀 Tranquilla, tanto tutto rimane dov’è e aspetta i comodi del misterioso problema che ti rende inaccessibile il blog! ^^

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